venerdì 7 maggio 2010

FASHION VICTIMS / 1 : CARTOLINA DA NOVARA











Da qualche giorno Novara, città già rinomata per il riso, il gorgonzola, il biscotto pavesino e il Bar dell’Amicizia in cui nacque il Campari, è Capitale del Burqa. Lo apprendiamo per merito di Massimo Giordano, primo cittadino e neoassessore allo Sviluppo nella neonata Giunta regionale Cota.

Lo scorso autunno Giordano, durante il suo turno di ronda per andare a comprare il pane, aveva individuato una donna coperta da un velo lungo fino ai piedi: burqa, niqab, che importa? Quella roba lì. Immantinente, chiamava le Forze dell’Ordine per rimuoverlo dal selciato suo e dei suoi concittadini. Scoprendo delle imperdonabili falle nella legge italiana in materia di sicurezza: per esempio, non puoi rimuovere quello che c’è sotto. Fedele al suo spirito di servizio, ha emanato immediatamente l’ordinanza d’ordinanza, con cui si vieta di entrare in luoghi e uffici pubblici a volto coperto.

Così, una donna tunisina che il 3 maggio scorso, in compagnia del marito, ha avuto la (s)ventura di entrare e uscire da un ufficio postale di Novara si è vista comminare la giusta sanzione di 500 euro per aver indossato il velo integrale.

Meno male che adesso in Piemonte ci sono i sindaci della Lega, viene da dire: almeno qualcuno fa le leggi e poi le fa applicare. E poi c’è sempre il fatto che, insomma, non è esattamente come vedere un cappotto maròn o un giacchino di gabardin: "Ho firmato il provvedimento per ragioni di sicurezza ma anche per far sì che chi viene a vivere nelle nostre città rispetti le nostre tradizioni", ha chiarito il sindaco. Dopo Novara, anche altri comuni si sono accodati al trend. Hanno battuto sul tempo anche belgi e francesi – anche se là, va detto, la questione è un tantino più complessa.

Del resto, quando c’è un’emergenza sicurezza, mica si può star lì a parlare di mediatori culturali e condizione femminile. In Francia, su 5 milioni di musulmani, si stima che siano circa 2 mila le donne che usano il niqab. Chissà a che punto è arrivata l’invasione dei Mori, se si è resa necessaria un’ordinanza comunale per arginare il fenomeno in centri come Cossato, o Varallo Sesia. Neanche nei Poemi Carolingi s’era alle prese con simili eserciti. Mica poteva bastare la legge italiana del 22 maggio del 1975, che vieta di presentarsi a volto coperto, per esempio da un casco integrale, nei luoghi pubblici. La legge padana è certo più utile: specie se viene applicata, come dimostra l'esperimento della consigliera del PD Sara Paladini e in ogni caso la nostra comune esperienza, alle sole donne con velo non omologato. E dato che, come dice il sindaco al Corriere, lo spirito non può essere altro che quello di aiutare l’integrazione, dobbiamo proprio rassegnarci all’immagine del califfato di Novara ormai popolata di fantasmini azzurro cielo, come nei tristi e polverosi scenari di Kabul.

A.B.

(immagine dalla Rete)

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