martedì 6 luglio 2010

PENNETTE TRICOLORE A REGGIO EMILIA


«Ha figli anche lui, impossibile che si sia comportato male. Forse è intervenuto perché i clienti l'hanno sollecitato a capire cosa stesse accadendo». Forse i clienti non hanno figli, viene da pensare, quei figli che so’ pezzi ’e core in questa italietta da soap opera.

In un centro commerciale di Reggio Emilia, città natale del Tricolore, una bambina autistica che stava consumando il pranzo assistita dalla sua terapista è stata invitata ad andarsene da un addetto alla sicurezza, con la motivazione che la sua permanenza stesse allarmando la clientela.
A questo è seguito l’intervento della madre della bambina, una denuncia ai Carabinieri, la difesa dell’addetto da parte della direzione del centro commerciale, le dichiarazioni del responsabile della cooperativa a cui la terapista fa riferimento.

Al di là del prevedibile copione, è il secondo fatto nel giro di poche settimane che ci parla di una diversità, quella del disagio mentale, così mal tollerata da diventare allarmante.
Proporremo allora un esercizio utile a comprendere cosa sia e cosa non sia allarme, nei nostri tempi in cui si pretende che il diverso sia uguale ma non si precisa a chi si debba essere tutti uguali: mettiamoci nei panni dell’altro. Come?
Facendoci qualche domanda: perché l’altro sta facendo così? Cosa vuole dirmi? Cosa farei io nei suoi panni? L’empatia non si può insegnare ma le buone maniere sì, e qualche stratagemma può essere utile per aprire uno spiraglio di pensiero.

L’autistico deve avere il controllo dell’ambiente intorno a lui, non è capace di gestire le incertezze o i cambiamenti e quando ciò accade non se ne sta zitto, non ha risorse interne per tollerare. Manifesta il disappunto, un disappunto che può urtare la sensibilità del passante o della casalinga che fa la spesa.
Un disappunto che è, però, materia di riabilitazione, che va accolto, masticato e riconsegnato al legittimo proprietario, non censurato e nascosto sotto il tappeto. Il passo evolutivo spetta al mondo degli adulti.

Oggi camminavo per una via pedonale del centro storico e ho incrociato un adolescente che cavalcava la sua bicicletta. Era contento di poterlo fare, lo si capiva perché nitriva. E qualche sorriso spontaneo è affiorato alla bocca dei passanti.

L.C.

Reggio Emilia, 1950: immagine di Stanislao Farri, dal calendario Avis Università.

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