Disabili: a scuola o no? Se l'avessero chiesto a noi Intolleranti, che farne, non avremmo potuto attingere a tanta scienza. La nostra nave dell'ingegno, diciamo con Dante, non ci assisterebbe in così arduo compito.
Per fortuna, abbiamo Buoni Maestri.
Il primo viene da Chieri, provincia di Torino e si chiama Giuseppe Pellegrino. Incidentalmente, sarebbe l'Assessore all'Istruzione e alla Cultura. Le sue dichiarazioni riportate da un cronista de La Stampa aprono il dibattito: “Lasciarli in classe con gli altri è inutile. Disturbano e non imparano nulla”. Dinanzi alle reazioni dei genitori dei ragazzi disabili, rincara con “Ho detto solo quello che pensano tutti”, poi convoca una conferenza stampa per dire “Sì, assolutamente sì ai disabili a scuola” - anche se sembra proprio che il suo sia un nì: i disabili “psichici”, per esempio, meglio di no.
Bene! Basta con gli psichiatri che studiano la psiche e gli educatori che educano e gli insegnanti di sostegno che sostengono e i genitori fannulloni. Il Verbo è dell'Assessore: lui sì che sa di cosa parla.
Attenzione, però, arriva il secondo Buon Maestro. Anzi, un Professore. Di Armonia, al Conservatorio di Milano. Incidentalmente, militante leghista. Si chiama Joanne Maria Pini. Esperienza insegna che, in un dibattito su Facebook che scivola stancamente nel politically correct, a un certo momento c'è chi finalmente si alza e la canta chiara a tutti gli altri, non temendo d'esser scomodo. E dice: “Alla rupe Tarpea, bisognerebbe tornare. Altro che balle”. Poi ritratta. Dice “Hanno fatto un patchwork delle mie dichiarazioni. Chi mi conosce lo sa, sono un burlone”.
Peccato. Abbiamo imparato tanto, da questa straordinaria lezione. Per esempio, che la Rupe Tarpea a Roma non è la rupe da cui si gettavano i traditori condannati a morte. Che il Monte Taigeto, luogo in cui i prodi Spartani avrebbero gettato i neonati deboli o malati o difformi, non è una leggenda senza alcun fondamento storico, ma un ragionevole metodo di selezione naturale.
E che se dici in pubblico delle castronerie similnazi puoi sempre dire che è la nobile arte del provocatore.
Cotali Maestri ci perdoneranno se nel sostenerli ci spingiamo un po' più in là, citando dotte pene: cappe di piombo dentro e dorate di fuori per gli ipocriti, fuoco biforcuto per i consiglieri fraudolenti, spade che straziano e mutilano per i seminatori di discordia.
Unico rammarico: Dante non prevede nulla per i pericolosi imbecilli.
A.B.
Nella foto dalla Rete, il "luminare" Josef Mengele
giovedì 30 settembre 2010
Saluti da Milano, Pozzo di Scienza
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