mercoledì 14 dicembre 2011
Tradizioni 1/ Pogrom a Torino
TORINO - Quartiere Vallette
Una ragazza di sedici anni torna a casa e dice ai genitori che è stata stuprata da due rom.
Tra popolazione locale e campo abusivo c'è da tempo tensione. Il giorno dopo gira un volantino, la popolazione del quartiere organizza una fiaccolata di protesta. Al raduno in piazza Montale c'è la famiglia della ragazza, e 500 persone. Malgrado le dichiarate intenzioni pacifiche della manifestazione, operatori e giornalisti sono allontanati malamente e aggrediti ( e già vedendo quelle fiaccole, secondo me gli abitanti del campo un brutto presentimento l'hanno avuto). A un certo punto un bel gruppo si stacca e con mazze, bastoni e bombe carta
(corredo tipico del manifestante pacifico), pestato un rom di passaggio, assalta il campo (gli abitanti erano stati messi in fuga in precedenza), distrugge e incendia baracche, auto e roulotte. Secondo alcune testimonianze si cerca anche di impedire l'accesso ai Vigili del Fuoco, al grido di "lasciateli bruciare".
Poi si scopre che lo stupro da parte dei rom non c'è mai stato. La ragazza l'ha inventato perchè aveva perso la verginità col suo fidanzato e non voleva confessarlo ai genitori. Suo fratello era al corrente e l'ha aiutata a inventare la storia. I carabinieri lo interrogano, capiscono che la storia puzza, lo portano a vedere cosa sta succedendo al campo: lui confessa che i rom non c'entrano niente. Questo per la cronaca, perchè se anche se fosse stato vero, non sarebbe più accettabile quell'assalto con mazze e torce.
La gente è stanca, si sente spesso dire in queste circostanze dagli sprangamuniti, e parte il disco delle istituzioni che lasciano soli i cittadini onesti, e dunque non resta che farsi giustizia da sé.
Ma qui le forze dell'ordine hanno fatto luce in tempo record sui fatti.
Sì ma poi, dice, prendono i cattivi e quelli stanno nella cella con la tv e poi dopo poco sono già fuori di nuovo, non è giusto, vuoi mettere un bel occhio per occhio dente per dente, ci pensiamo noi. Ma la legge del taglione parte da un pur brutale presupposto di giustizia: si applica sui colpevoli del misfatto, non sull'intera comunità.
Ma gli altri li proteggono, dice, sono tutti colpevoli.
Punire l'intera comunità per un atto commesso da singoli membri, quando ha presupposti e fini razionali, si chiama rappresaglia. Non è esattamente il concetto di giustizia di un paese civile: infatti si trova molto applicato nelle guerre e nei regimi totalitari.
Quando però l'atto è un pretesto, al punto che non importa che sia vero o inventato (nessuno ha cercato di verificare, di capire, di aspettare un minimo riscontro); quando è la scusa che una comunità aspettava da tempo per tirare fuori spranghe e torce e annientarne un'altra più debole, è una cosa che si conosce bene e si chiama pogrom. E' successo anche a Ponticelli, Napoli, nel 2008, sempre contro un campo nomadi.
Guido di Vita e Luca Oliva, 59 e 20 anni, sono stati arrestati per aver partecipato al raid. Si indaga anche nell'ambientte del tifo organizzato.
Alcuni dicono che una responsabilità è della ragazza che ha mentito. Io sono convinta che né lei nè il fratello avessero previsto la possibile portata della loro menzogna. Quello che però avevano imparato bene, vivendo in quel quartiere, era questo: a dire che era stato uno zingaro tutti ci avrebbero creduto.
Articoli fonte:
Falso stupro e raid al campo
http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/12/11/news/torino_ultr_bruciano_il_campo_rom_terrore_per_uno_stupro_inventato-26420781/
L'organizzazione del corteo
http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/12/12/news/la_telefonata_andiamo_a_bruciare_tutto-26459985/index.html?ref=search
I due arrestati
http://torino.repubblica.it/dettaglio-news/18:45/4083727
Sul pogrom di Ponticelli
http://www.ilpost.it/2011/12/11/la-storia-dei-rom-a-ponticelli/
giovedì 29 settembre 2011
...e tanti saluti ai blog italiani
Il signor Xyxxy, noto negoziante del paese di Xxyxxyy Xy Xyxxxy, un giorno non meglio precisato ha pestato a sangue un ragazzo di colore al grido di "sporco negro torna a casa sua".
Le prossime cartoline tutte così.
Se no il s ignor Xyxxy, sentendosi leso nella sua dignità, potrebbe pretendere che io pubblichi la sua rettifica, e se non lo faccio potrei prendere una multa salata.Anche se la notizia è vera. Impossibile? Leggere sotto.
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Da valigia blu http://www.valigiablu.it/doc/540/comma-a…)
Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.
Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.
Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.
Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.
Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.
Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.
Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.
QUI l’articolo completo
@valigia blu - riproduzione consigliata
mercoledì 7 settembre 2011
Albanese adelante - cartolina da Vittorio Veneto
Tre minorenni provocano una rissa nel locale "Victoria" di Vittorio Veneto. Sono ubriachi. Forse drogati. E sono albanesi.
Non è la prima volta che accade: «Non ce l’ho con gli albanesi o con gli stranieri" ribadisce il titolare Ivan Cervellin " ma solo con quei ragazzi che non sanno stare alle regole e che per questo possono diventare pericolosi». E così ha deciso di prendere provvedimenti radicali: dal prossimo settimana nel locale non si venderà più alcol, men che meno ai minorenni, e si farà l'alcol test all'ingresso.
Scherzetto! Ci avevate creduto? Sarà invece vietato l'accesso agli albanesi. Ma non a quelli che hanno creato problemi in passato: a tutti. E tutti gli extracomunitari (all'ingresso si dovrà esibire la carta d'identità) saranno "sorvegliati speciali" .
“Non posso appendere un cartello Vietato l’ingresso agli albanesi. Ma lo farei. Non è questione di razzismo, è che i facinorosi ormai li conosciamo. E conosciamo la loro nazionalità.( ...) E gli stranieri noti per i comportamenti fuori luogo resteranno fuori... " dice ancora Cervellin .
Insomma tutti gli albanesi devono rimanere fuori perchè è noto che sono dei rissaioli. Però non è che ce l'ha con gli albanesi, eh.
E neanche il sindaco Gianantonio Da Re, che, interpellato, commenta: «Ci dispiace che per colpa di qualcuno che si comporta male debbano pagare tutti».
Già. Dispiace un po' anche a noi.
giovedì 30 giugno 2011
Quote rosa a Inzago
L'azienda MaVib di Inzago (motori elettrici per impianti di condizionamento) ha una trentina di dipendenti tra uomini e donne.
E, in tempi di crisi, ha deciso di applicare la sua idea di quote rosa: licenziare solo donne.
Infatti ieri l'A.D. ha annunciato tredici licenziamenti, e si tratta esclusivamente di donne.
Quale il criterio applicato nella sceltai? Le lavoratrici lavorano peggio dei colleghi maschi?
No, "Così possono stare a casa a curare i bambini". Perchè "quello portato a casa dalle donne è comunque il secondo stipendio".
Anche lo sciopero è tutto al femminile: gli operai maschi dopo un primo accordo di astensione congiunta dal lavoro hanno preferito infine presentarsi regolarmente in fabbrica.
Poi dice, Ma noo, le quote rosa non servono in Italia.
("Belle, ciao!" - nell'immagine, operaie della Siemens)
giovedì 30 settembre 2010
Saluti da Milano, Pozzo di Scienza
Disabili: a scuola o no? Se l'avessero chiesto a noi Intolleranti, che farne, non avremmo potuto attingere a tanta scienza. La nostra nave dell'ingegno, diciamo con Dante, non ci assisterebbe in così arduo compito.
Per fortuna, abbiamo Buoni Maestri.
Il primo viene da Chieri, provincia di Torino e si chiama Giuseppe Pellegrino. Incidentalmente, sarebbe l'Assessore all'Istruzione e alla Cultura. Le sue dichiarazioni riportate da un cronista de La Stampa aprono il dibattito: “Lasciarli in classe con gli altri è inutile. Disturbano e non imparano nulla”. Dinanzi alle reazioni dei genitori dei ragazzi disabili, rincara con “Ho detto solo quello che pensano tutti”, poi convoca una conferenza stampa per dire “Sì, assolutamente sì ai disabili a scuola” - anche se sembra proprio che il suo sia un nì: i disabili “psichici”, per esempio, meglio di no.
Bene! Basta con gli psichiatri che studiano la psiche e gli educatori che educano e gli insegnanti di sostegno che sostengono e i genitori fannulloni. Il Verbo è dell'Assessore: lui sì che sa di cosa parla.
Attenzione, però, arriva il secondo Buon Maestro. Anzi, un Professore. Di Armonia, al Conservatorio di Milano. Incidentalmente, militante leghista. Si chiama Joanne Maria Pini. Esperienza insegna che, in un dibattito su Facebook che scivola stancamente nel politically correct, a un certo momento c'è chi finalmente si alza e la canta chiara a tutti gli altri, non temendo d'esser scomodo. E dice: “Alla rupe Tarpea, bisognerebbe tornare. Altro che balle”. Poi ritratta. Dice “Hanno fatto un patchwork delle mie dichiarazioni. Chi mi conosce lo sa, sono un burlone”.
Peccato. Abbiamo imparato tanto, da questa straordinaria lezione. Per esempio, che la Rupe Tarpea a Roma non è la rupe da cui si gettavano i traditori condannati a morte. Che il Monte Taigeto, luogo in cui i prodi Spartani avrebbero gettato i neonati deboli o malati o difformi, non è una leggenda senza alcun fondamento storico, ma un ragionevole metodo di selezione naturale.
E che se dici in pubblico delle castronerie similnazi puoi sempre dire che è la nobile arte del provocatore.
Cotali Maestri ci perdoneranno se nel sostenerli ci spingiamo un po' più in là, citando dotte pene: cappe di piombo dentro e dorate di fuori per gli ipocriti, fuoco biforcuto per i consiglieri fraudolenti, spade che straziano e mutilano per i seminatori di discordia.
Unico rammarico: Dante non prevede nulla per i pericolosi imbecilli.
A.B.
Nella foto dalla Rete, il "luminare" Josef Mengele
Per fortuna, abbiamo Buoni Maestri.
Il primo viene da Chieri, provincia di Torino e si chiama Giuseppe Pellegrino. Incidentalmente, sarebbe l'Assessore all'Istruzione e alla Cultura. Le sue dichiarazioni riportate da un cronista de La Stampa aprono il dibattito: “Lasciarli in classe con gli altri è inutile. Disturbano e non imparano nulla”. Dinanzi alle reazioni dei genitori dei ragazzi disabili, rincara con “Ho detto solo quello che pensano tutti”, poi convoca una conferenza stampa per dire “Sì, assolutamente sì ai disabili a scuola” - anche se sembra proprio che il suo sia un nì: i disabili “psichici”, per esempio, meglio di no.
Bene! Basta con gli psichiatri che studiano la psiche e gli educatori che educano e gli insegnanti di sostegno che sostengono e i genitori fannulloni. Il Verbo è dell'Assessore: lui sì che sa di cosa parla.
Attenzione, però, arriva il secondo Buon Maestro. Anzi, un Professore. Di Armonia, al Conservatorio di Milano. Incidentalmente, militante leghista. Si chiama Joanne Maria Pini. Esperienza insegna che, in un dibattito su Facebook che scivola stancamente nel politically correct, a un certo momento c'è chi finalmente si alza e la canta chiara a tutti gli altri, non temendo d'esser scomodo. E dice: “Alla rupe Tarpea, bisognerebbe tornare. Altro che balle”. Poi ritratta. Dice “Hanno fatto un patchwork delle mie dichiarazioni. Chi mi conosce lo sa, sono un burlone”.
Peccato. Abbiamo imparato tanto, da questa straordinaria lezione. Per esempio, che la Rupe Tarpea a Roma non è la rupe da cui si gettavano i traditori condannati a morte. Che il Monte Taigeto, luogo in cui i prodi Spartani avrebbero gettato i neonati deboli o malati o difformi, non è una leggenda senza alcun fondamento storico, ma un ragionevole metodo di selezione naturale.
E che se dici in pubblico delle castronerie similnazi puoi sempre dire che è la nobile arte del provocatore.
Cotali Maestri ci perdoneranno se nel sostenerli ci spingiamo un po' più in là, citando dotte pene: cappe di piombo dentro e dorate di fuori per gli ipocriti, fuoco biforcuto per i consiglieri fraudolenti, spade che straziano e mutilano per i seminatori di discordia.
Unico rammarico: Dante non prevede nulla per i pericolosi imbecilli.
A.B.
Nella foto dalla Rete, il "luminare" Josef Mengele
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mercoledì 22 settembre 2010
Take my breath away a Pignataro
Ve la ricordate Kelly McGillis? La bionda mozzafiato (Take my breath away, cantavano i Berlin nella colonna sonora) istruttrice del Top Gun Tom Cruise? Conturbante Amish in Witness al fianco di Harrison Ford? Ecco, si è sposata. Con la sua fidanzata.
Erano sposati anche i due trentenni inglesi in vacanza a Pignataro Interamna, un paesino di 2500 anime in provincia di Frosinone, picchiati a sangue perchè si baciavano su una panchina alla locale Festa della Birra. Anche loro erano dello stesso sesso.
Il gruppo di aggressori, che i Carabinieri cercano di individuare grazie alle testimonianze dei partecipanti alla manifestazione, avevano schifo a vedere due uomini che si baciano. Mentre avrebbero probabilmente pagato il biglietto - sospettiamo - per vedere la bella Kelly, icona sensuale negli anni '80, limonare duro con la sua compagna. Magari una scena terribilmente arrazzante come in The Monkey's Mask, in cui è l'amante della detective interpretata da Susie Porter.
Certo, le due situazioni non sono da paragonare: da un lato ci sono due sconosciuti uomini a cui deve essere impedito di mostrare affetto l'uno per l'altro in pubblico – non sia mai che queste cose diventino tollerabili ai più, anzi addirittura normali. Fossero almeno stati glam, e veri italiani come, tanto per dire, i Dolce e Gabbana che piacciono tanto alla Milano che conta.
Dall'altro, una donna affascinante ex star system che, dopo un coming out da copione, può godersi la propria relazione e continuare quella ricerca della felicità che, sia detto tra parentesi, là è garantita per Costituzione. Tutto un altro film.
Anche perché, a differenza di ciò che accade nella perfida Albione, in Italia neanche i due guru della moda avrebbero potuto essere uniti in (blasfemo) vincolo di matrimonio e men che mai pensare a farsi una famiglia.
Per dare un'idea dell'altissimo profilo del dibattito in Italia, di contro al superficiale laicismo permissivista anglosassone, daremo conto delle dichiarazioni – altrettanto mozzafiato - del Sottosegretario alla Famiglia della Repubblica Italiana, Carlo Giovanardi, che proprio lo stesso giorno è intervenuto sul tema delle adozioni da parte di genitori omosessuali: “Là dove le adozioni da parte di coppie gay sono consentite, come negli Usa, ma anche in Brasile - attacca Giovanardi - è esplosa la compravendita di bambini e bambine. È una cosa che almeno con questo Governo non consentiremo mai e che voglio qui denunciare".
A.B.
foto dalla Rete
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lunedì 6 settembre 2010
I CORSARI DI TRADATE
Come Mompracem, Tortuga e Port Royal, Tradate. Parola di Stefano Candiani, sindaco leghista di questa cittadina del varesotto, solcata da spregiudicati “corsari dell'anagrafe che pensano di ottenere benefici solo per il fatto di risiedere sul nostro territorio”. A questi avidi predoni non basta lavorare nelle nostre fabbriche, scrostare i nostri cessi, badare ai nostri vecchi: hanno l'ardire anche di riprodursi impunemente sul nostro territorio, per di più con un tasso molto più elevato di noi autoctoni. Di questo passo il popolo italiano (padano? tradatese?) rischia l'estinzione. Per fortuna il sindaco ha la soluzione, che fa approvare nel 2007: un bonus bebè di 500 euro. Ma non per tutti i nuovi nati da genitori residenti regolarmente a Tradate (italiani, comunitari ed extracomunitari): il bonus è riservato ai bebè di genitori entrambi italiani o residenti da almeno 5 anni nel Comune.
“Bisogna dare una priorità a chi è da più tempo sul territorio e paga da sempre le tasse a Tradate”, argomenta l'assessore al bilancio Davide Fratus (sempre Lega Nord), che aggiunge: “È uno sprono alla buona integrazione, piano piano si aggiungono così nuovi diritti per chi diventa cittadino tradatese“.
Malgrado tanta buona fede, alcune associazioni, non convinte, presentano ricorso. Nel 2009 il Tribunale di Milano si pronuncia: come già negli analoghi precedenti, l'ordinanza è ritenuta evidentemente discriminatoria, e il bonus deve essere esteso ai figli di tutte le coppie residenti.
Candiani ha deciso invece di sospenderne l'erogazione, e di ricorrere in appello. Nel documento relativo si legge finalmente la vera e lungimirante motivazione del bonus, cioè “contrastare il forte tasso di calo demografico e l'invecchiamento della popolazione autoctona. (...) alla morte dei popoli si accompagna la morte delle rispettive culture. Il bonus attiene al futuro della cultura europea indissolubilmente legata ai popoli dell'Europa meridionale.”
(Nell'immagine, l'Osservatorio Astronomico di Tradate, molto utile anche per avvistare i corsari in avvicinamento)
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